Ieri in aula Antonino Lo Giudice che di Villani era il capo clan ha tuonato: <E' fantasioso> mettendone in dubbio l'attendibilità. Piuttosto vivace, ed alla luce di alcune botta e risposta che si sono susseguite in aula sembra un eufemismo, il controesame di Nino Lo Giudice da parte dell’avvocato, Pino Nardo, il difensore di Antonino Cortese, l’uomo delle bombe colui che avrebbe piazzato gli ordigni all’ingresso della Procura generale e dell'abitazione del procuratore Salvatore Di Landro, e che avrebbe sparato con un bazooka all’indirizzo del Cedir, dove sono ubicati gli uffici della Direzione distrettuale antimafia. Non c’è proprio feeeling tra il penalista e la “gola profonda”.
Ed anche ieri il rapporto non è di certo migliorato, se al culmine dell'interrogatorio, di fronte all’ennesima spigolatura (un altro eufemismo) dell'avvocato Nardo, Nino Lo Giudice ha sbottato: «Basta così presidente, a questo avvocato non rispondo più. Sta cercando di farmi innervosire».
«Ero io il capo della cosca Lo Giudice, tutti mi riservano rispetto, prestigio, fedeltà e benevolenza. Tutti meno uno, eccetto Cortese. Perchè in ogni cosca, come in ogni casa, ci sono i lestofanti. E nella mia cosca c’era lui. Ripeto: Cortese era un lestofante».