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Omicidi per faida
16 arresti nel Reggino

Carabinieri

Alle persone destinatarie delle misure restrittive vengono contestati, a vario titolo, i reati di omicidi, associazione mafiosa, detenzione di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni ed altro. L'inchiesta, che riguarda la cosiddetta 'faida dei boschi', é coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Ci sono anche i responsabili dell'omicidio del boss Damiano Vallelunga, avvenuto il 27 settembre del 2009 a Riace davanti il santuario di San Cosma e Damiano, tra le 16 persone arrestate nell'ambito dell'operazione Confine, condotta la scorsa notte da carabinieri e polizia con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria. L'assassinio di Vallelunga, soprannominato il "boss dei viperari", secondo quanto è emerso dalle indagini, ha scatenato la cosiddetta "faida dei boschi" nell'ambito della quale c'é stata una lunga serie di omicidi e tentati omicidi, che proseguono ancora, in un'area compresa tra le province di Reggio Calabria e Catanzaro. Alla faida vengono attribuite, in particolare, le uccisioni di Giuseppe Todaro, ucciso a Chiaravalle Centrale il 22 dicembre del 2009 ed il cui cadavere non è mai stato trovato; Pietro Chiefari (Davoli, 16 gennaio 2010); Domenico Chiefari (Guardavalle, 11 marzo 2010); Francesco Muccari (Isca sullo Jonio, 16 marzo 2010); Angelo Ronzello ((Monasterace, primo aprile 2010); Giovanni Vallelonga (Stilo, 21 aprile 2010); Vittorio Sia (Soverato, 22 aprile 2010), Giovanni Bruno (Vallefiorita, 15 maggio 2010); Mario Petrolo (Stilo, 26 maggio 2010); i fratelli gemelli Vito e Nicola Grattà (Gagliato, 11 giugno 2010); Salvatore Vallelunga (Brognaturo, 15 giugno 2010) e Agostino Procopio (San Sostene, 23 luglio 2010)). Nell'ambito dell'operazione sono state anche sequestrate due imprese intestate a prestanome risultate provento delle attività illecite delle cosche coinvolte nell'operazione.

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