Un giro di truffe con fatture “gofinate” o inesistenti di quasi settantamila euro nel mondo delle forniture di carne per le macellerie di Messina, con la regia di un «agente infedele», che ha seriamente danneggiato l’impresa “Malavenda Tommaso & c. srl” di Reggio Calabria. Ecco l’inchiesta che ha portato all’arresto con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa del messinese 43enne Orazio Pagano, finito ai domiciliari con un’ordinanza del gip Salvatore Mastroeni, mentre per altri due suoi presunti complici, il messinese 39enne Stellario Liotta e il reggino 35enne Giuseppe Pietro Neri, il magistrato ha disposto l’obbligo di presentazione due volte la settimana nelle rispettive stazioni dei carabinieri di residenza. I ruoli avuti dai tre nella truffa li spiega lo stesso gip Mastroeni nell’ordinanza di custodia cautelare, quando scrive che «... le parti ricoperte dai tre indagati sono precise... in quanto il Pagano è di fatti il dominus e organizzatore ed ha nelle mani i titoli ed i mezzi per l’operazione complessiva, il Liotta, macellaio, agevola, con la apposizione di firme false, la consegna della merce a clienti diversi dai legittimi destinatari, consentendo la compravendita personale ed in nero e la elusione dei controlli, e stessi risultati contribuisce a raggiungere il Neri, da autista, con la consegna della merce a destinatari diversi da quelli legittimi».
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