Domenico Aquino aveva scelto di vivere da latitante in contrada Cinuso vicino a Marina di Gioiosa, in un magazzino di proprietà del suocero dell'arrestato. "Un arresto non fortuito, né casuale - hanno spiegato i carabinieri del Comando provinciale diretti dal col. Lorenzo Falferi nel corso di una conferenza stampa - poiché da tempo avevamo stretto il cerchio ai possibili luoghi utilizzati dal latitante". Il latitante, secondo gli investigatori, aveva ereditato lo scettro di comando della potente cosca, indicata in diverse inchiesta come titolare di rapporti con elementi criminali di primo piano residenti in Canada ed in America latina, dediti soprattutto la traffico internazionale degli stupefacenti. "La nostra attenzione - ha sostento Falferi - si è focalizzata sul nucleo familiare ristretto del latitante del quale ha avuto bisogno non solo per il sostentamento, ma anche per mantenere inalterato il proprio potere e controllare lo svolgimento degli affari, il controllo dei lavori, degli appalti, degli esercizi pubblici". Aquino, detto "u biondo", era ricercato per un provvedimento restrittivo emesso al termine della prima fase dell'operazione "Il Crimine", del luglio 2010, coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e Milano, che portò all'arresto di circa 300 persone per associazione mafiosa ed altro. Giudicato con il rito abbreviato nel marzo scorso, Aquino è stato condannato dal Gup di Reggio Calabria a tre anni di reclusione. Tra il 2010 ed il 2011, i carabinieri, sotto il coordinamento della procuratore aggiunto della Dda reggina Nicola Gratteri, aveva individuato e sequestrato quattro bunker risultati nella disponibilità del latitante nella sua abitazione ed in quelle di presunti fiancheggiatori. A febbraio ed agosto scorsi, i carabinieri hanno arrestato i fratelli di Domenico, Rocco, di 52 anni, già inserito nell'elenco dei latitanti pericolosi, e Giuseppe (50), elemento di spicco dell'omonima cosca.
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