Appello alla sentenza “Crimine”, all’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha colpito duramente l’asse della ’ndrangheta tra la Calabria e la Lombardia ed ha individuato il “capo dei capi” in Don Mico Oppedisano. La Procura di Reggio Calabria ha formalizzato la richiesta di appello di fronte al verdetto del Gup reggino, Daniele Minutoli, emesso l’8 marzo 2012 e depositato il 20 luglio scorso, nei confronti di chi ha scelto il giudizio con il rito abbreviato. Il no della Dda, con un documento di 320 pagine a firma del procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza, gli aggiunti Michele Prestipino e Nicola Gratteri, i pm Antonio De Bernardo, Giovanni Musarò e Maria Luisa Miranda, riguarda la posizione di 29 persone assolte per «non aver commesso il fatto».
Ricorso in appello anche nei confronti di altre dieci persone che sono state condannate per “416 bis” (associazione di tipo mafioso) ma graziate dall’aggravante di «essere coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione mafiosa».
Nel ricorso del pool antimafia di Reggio Calabria si chiede l’assunzione di nuove prove, tra intercettazioni ambientali, dossier fotografici e relazioni di servizio effettuati in locali pubblici nei quali si sarebbero tenuti summit di ’ndrangheta in piena regola; ulteriori testimonianze dei collaboratori di giustizia Domenico Oppedisano e Rocco Marando «sulla famiglia Aquino di Marina di Gioia Jonica e sulla persona di Aquino Giuseppe in particolare, nonché all’acquisizione degli atti relativi alla cattura di Aquino Giuseppe».