Nuova iniziativa dell'imprenditore di Gioia Tauro Nino De Masi che denuncia ancora una volta l'abbandono e l'isolamento di chi, nonostante tutto, opera in Calabria, rilanciando investimenti ma anche nuove idee imprenditoriali. De Masi ha scritto una lettera all'intero mondo istituzionale, politico , economico, sindacale, ma anche alle Procure della Repubblica per riproporre la "crescita, lo sviluppo l'occupazione in Calabria e nel sud".
"In questi giorni Governo e politica - si legge nella missiva - affermano che occorre puntare l'attenzione sul Pil e non sullo spread, nel senso che dobbiamo pensare a produrre ed a crescere e non alle speculazioni finanziarie. Pochi giorni fa ho presentato un prodotto da me inventato e realizzato, una cellula di sicurezza, che ha una rilevanza mondiale e può migliorare lo stile di vita di molte persone. La cellula di sicurezza che ho realizzato consente di mitigare i rischi dei terremoti, permettendo alle persone che sono all'interno delle case di potersi salvare la vita in caso di tali eventi". Un progetto che secondo De Masi, può garantire a regime 12/18 mesi un'occupazione di circa 1.000 posti di lavoro e con tempi rapidi e concreti.
"Vivo in una regione molto complicata nella quale è difficile operare e dove lo Stato nei decenni passati si è girato dall'altra parte consentendo che questo territorio cadesse in mano alla criminalità. Oggi molte cose sembra stiano cambiando ma fare l'imprenditore è sempre più difficile in un contesto di collusione e stranezze, nel quale le zone grigie sono spesso la normalità. Io - scrive ancora De Masi - ho sempre combattuto ciò, guardandomi bene dal tenermi distante dalle zone d'ombra.
Dopo aver investito diverse centinaia di migliaia di euro, e due anni di lavoro, per arrivare alla presentazione del prodotto, "armato" di business plan, scheda tecnica e breve lettera di presentazione, ho chiesto ad un primario Istituto un modesto e provocatorio finanziamento di 15 mila euro che mi è stato rifiutato. Rimasto senza parole e molto arrabbiato per l'accaduto, ho scritto a tutte banche operanti nella mia provincia, certamente molto provocatoria e con l'evidente finalità di metterle alla prova, mettendo in risalto anche gli innumerevoli procedimenti penali nei quali il ruolo delle banche è molto discusso e le inchieste che alcuni giornali hanno pubblicato in cui si afferma che le banche nella mia terra sono in mano alle cosche e per avere credito occorre a loro rivolgersi".
De Masi chiede quindi al Governo "come pensa di fare sviluppo e favorire la crescita in queste condizioni?" Un territorio dove "le banche sono colluse con la criminalità organizzata e non si capisce che un sistema finanziario colluso ed illegale può far traballare la democrazia? Non è difficile immaginare che se un cittadino ha bisogno di credito e la banca, immotivatamente, non lo concede, questo alla fine, disperato, andrà in banca accompagnato dal mafioso di turno per ottenerlo".
"Io - scrive ancora De Masi - non cerco assistenzialismo, non chiedo aiuti, sovvenzioni o altro, chiedo solo quello che in un Paese normale fatto da gente per bene la seria valutazione di un progetto dovrebbe essere fatta e, se ritenuto valido, ottenere concessione di un finanziamento per poterlo realizzare, creando occupazione, benessere e sviluppo". Infine la stoccata che non sa di rassegnazione ma che ipotizza la sconfitta del sistema Calabria: "Dopo tutto quanto ho fatto, da qualche parte produrrò tale prodotto, forse vendendo o svendendo una parte della mia azienda o dei miei brevetti, ma statene pur certi che da qualche parte questa iniziativa, che è unica al mondo, troverà luce".