Quattro anni agli arresti domiciliari. Paolo però non ha commesso nessun reato per scontare questa pena. Ma a certe latitudini la disabilità pesa più di un delitto. E così convivere con la malattia vuol dire rinunciare al sole, al vento, agli spazi aperti, al mare. Una forma di punizione a cui l’incapacità delle istituzioni di fornire risposte l’hanno costretto. Paolo ha compiuto trent’anni da poco è celebroleso vive da 6 anni nei quartieri alloggio di via Esperia a Santa Caterina. Una casa popolare che i suoi genitori hanno “stravolto” per renderla adeguata alle sue esigenze. L’ultimo dei cinque piani del palazzo è abitato dalla famiglia Puntorieri, legittimi assegnatari dell’appartamento. Ma da 4 anni per questa famiglia è cominciato un nuovo calvario. L’ascensore si è guastato e questo non dovrebbe essere un problema insormontabile, e invece no. Qui lo è tanto da lasciare per quattro anni in casa Paolo la sua mamma e suo padre, che escono a turno per non lasciarlo mai solo. «Abbiamo segnalato questa vicenda a tutti, davvero a tutti. Dai servizi sociali alla Prefettura. Ne abbiamo parlato con tre diversi sindaci che in questi quattro anni si sono succeduti a Palazzo San Giorgio. Da Giuseppe Scopelliti a Giuseppe Raffa fino ad Arena, con i rispettivi assessori alle Politiche sociali e al Patrimonio edilizio. Abbiamo anche inoltrato una denuncia alla Procura. Il risultato non è mai cambiato: mio figlio continua a rimanere segregato a casa» spiega Mario Puntorieri, il papà di Paolo. Eppure con 6 mila euro il problema potrebbe risolversi