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Pentiti e servizi
estranei alla cattura
di Condello

Fu un’indagine in puro stile poliziesco a fare cadere in trappola il padrino di Archi, Pasquale Condello “Il Supremo”. Il boss della ’ndrangheta fu arrestato dai carabinieri del Ros in una villetta di Pellaro dopo un’indagine senza fine. Ricerche autentiche, da segugi sopraffini come sono i carabinieri del Ros, e come hanno dimostrato di essere anche in quella occasione gli invisibili del colonnello Valerio Giardina.
Una conferma sulla genuinità tecnica ed operativa del blitz è stata fornita ieri mattina, nell’udienza del processo “Meta” dal capitano Gerardo Lardieri, uno degli uomini del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma che lavorò alla cattura della “primula rossa”. Rispondendo all domande del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Lombardo, l’ufficiale ha ribadito: «Per la cattura di Pasquale Condello non ci siamo avvalsi del contributo dei servizi segreti nè dei collaboratori di giustizia». La testimonianza del capitano Lardieri è stata utile per ricostruire i cosiddetti riscontri tecnici all’attività di indagine del processo “Meta”.

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