Per gli inquirenti Carmelo Mandalari era un vero e proprio spauracchio per i rom di Ciccarello, i terribili ladri di autovetture. Quando a subire il furto fu il fratello di Mandalari i rom non solo restituirono senza battere ciglio lo scooter, ma per “scusarsi” dell’affronto non esitarono a manifestare la disponibilità a risarcire i danni subiti dal motorino.
La reazione dei malviventi di fronte all’informazione che la vittima del furto fosse il fratello di Carmelo Mandalari è indicativa dello stato si soggezione: «Informati che quel ciclomotore era di proprietà del fratello del Mandalari “…no, gli ha detto vedete che non era il mio, è del fratello di Carmelo…” appreso ciò i nomadi avevano chiesto di riferire al Mandalari di quantificare i danni subiti dallo scooter, per poterlo risarcire, hanno preso e gli hanno detto gli devi dire quanto sono i danni. Il giorno seguente Mandalari Carmelo, poiché lo scooter aveva subito la rottura del bloccasterzo e della forcella, si era recato personalmente presso i nomadi autori del furto “...sono andato oggi io…hanno rotto…mannaggia la puttana, non sanno nemmeno rubare…il bloccasterzo, però il bloccasterzo gliel’hanno rotto, ma hanno rotto pure la forcella, dell’SH…”, pretendendo, anche in questo caso in forza dell’appartenenza alla cosca Rosmini, che gli venisse procurata una forcella nuova in modo da sostituire quella danneggiata, “...No, gli ho detto io che voglio la forcella, ha detto va bene, mannaggia la puttana…”».