«La politica non un è accidente, come molti credono. È lo strumento per alzare il livello di una comunità. Certo, si deve vedere come viene usata...». Ed è proprio nell’uso che se ne fa il problema. Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito socialista, scuote i compagni venuti ad ascoltarlo nel salone dell’Excelsior puntando su un orgoglio mai sopito, nemmeno nei momenti più difficili. Ma, poiché non si vive di ricordi, oggi il pensiero va rivolto al tempo che verrà. Un tempo che, per il centrosinistra, viene annunciato dal gong delle primarie in programma domenica prossima.
Il candidato di Nencini è Pierluigi Bersani. Perché «è un uomo capace ed equilibrato, una guida sicura per il Paese». Ed è anche l’uomo che, proprio per il suo tratto, può far cessare le ostilità tra gli opposti schieramenti in guerra da vent’anni. Ripristinando il significato vero del confronto politico. «Dobbiamo tutti cominciare a ragionare come avversari», dice Nencini, «non come nemici. Questa è una degenerazione che si registra solo in Italia. Altrove non è così. Romney, dopo la sconfitta, ha pregato per Obama.
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