I capricci di Nino Lo Giudice, il pentito di ’ndrangheta che vanta un passato da boss del rione Santa Caterina. Anche ieri, e si tratta della seconda settimana consecutiva, era atteso sul banco di testimoni del processo “Meta”, l’inchiesta della Dda che ha messo sotto scacco l’èlite delle cosche reggine. De Stefano, Condello e Tegano.
Un’attesa vana, comunque. Di Nino Lo Giudice nemmeno l’ombra. Nè di persona, né in videoconferenza. Il suo forfeit è stato ufficializzato dal presidente del Tribunale, Silvana Grasso: «Il collaboratore Antonino Lo Giudice è indisponibile a partecipare all’udienza. Ha presentato un certificato medico che attesta problemi di salute, affetto da una lombosciatalgia».
Un malanno che l’avrebbe costretto addirittura al ricovero ospedaliero. Nulla da fare, quindi: per il secondo venerdì consecutivo il processo “Meta” subisce una sosta forzata. Udienza rinviata a venerdì 7 dicembre, ma il problema si pone, eccome se si pone.
Il pm Giuseppe Lombardo chiarisce «l’esigenza di poter esaminare in aula il collaboratore Antonino Lo Giudice». Solo chi è superficiale potrebbe ipotizzare un puntiglio da parte del magistrato che sostiene l’accusa. Lui stesso, interfacciandosi con il presidente Silvana Grasso, sgombra il campo da qualsiasi interpretazione parziale: «Non è nostra intenzione imputarsi ma ho la necessità di esaminare il collaboratore su questioni processualmente rilevanti, perchè ha fornito delle risposte che sono esattamente in contrapposizione a quelle rese da ufficiali di polizia giudiziaria. Quindi ho l’esigenza di avere la percezione diretta, e non di spalle, delle sue risposte.