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La difesa di don Nuccio in aula

Il cedir è sede della procura della Repubblica di Reggio

Quando Tiberio Bentivoglio, l’imprenditore vessato dal racket, gli chiese aiuto per liberarsi dai tentacoli delle ’ndrine, don Nuccio Cannizzaro lo ascoltò e lo fece incontrare con l’ex superprefetto di Reggio, Luigi De Sena. Quando un padre, chiacchierato nel rione Condera come persona vicina alle cosche, chiese a Don Nuccio Cannizzaro di guidare il giovane figlio ad una vita all’insegna del rispetto delle regole, del sacrificio e impegno, il prete lo “adottò” trasformandolo in un tuttofare della comunità parrocchiale tra lavoretti in muratura e la tonaca da chierichetto la domenica a messa. Quando la gente del suo quartiere «entrava in conflitto» con i presunti capiclan, don Nuccio Cannizzaro non si tirava indietro. Con i suoi metodi e il suo stile, forse energici e fuori dai canoni della tradizione, trovava spesso il punto d’incontro. Sempre con lo spirito, e il ruolo, dell’uomo di Chiesa e di pace.
Anche su questi temi l’avvocato Giacomo Iaria, che è il difensore dell’imputato Antonio Concetto Cannizzaro (don Nuccio), si è battuto con piglio e vigoria nel controesame del capitano Valerio Palmieri, l’ufficiale dell’Arma che ha coordinato «un gruppo di lavoro» che ha messo sotto scacco il presunto clan che fa capo a Santo Crucitti.
L’udienza di ieri davanti al Tribunale collegiale (presidente Andrea Esposito) è ruotata intorno all’approfondito esame dei difensori. Con annesse scintille dialettiche con il pm della Dda Stefano Musolino.

 

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