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«L’annullamento dell’atto
è la via obbligata»

Secondo i legali la decisione assunta dal Consiglio dei ministri «è viziata in radice da un eccesso di potere, perché tenta di introdurre una motivazione subliminale, volta a suscitare meri sospetti e vere e proprie suggestioni, mediante un affresco dell’intero apparato amministrativo, che è fuorviante, anzitutto perché fa di tutta l’erba un fascio. Infatti, deliberatamente si sovrappone, all’indagine che i commissari avrebbero dovuto svolgere ai sensi dell’art.143, quella di natura prettamente amministrativa e contabile che non ha alcuna rilevanza, se sganciata dalla premessa dell’accertata influenza della malavita organizzata sugli organi elettivi. Inoltre, in assoluta contraddizione con tale allarmante quadro gestionale, omette deliberatamente di indicare quali dei dirigenti dei vari settori dell’apparato amministrativo risultino attinti da elementi di collegamento
con la criminalità, per poter poi ingiustificatamente addossare la responsabilità di tale stato di cose agli organi elettivi genericamente intesi».

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