Reggio

Sabato 27 Aprile 2024

Cantieri e pentiti nei programmi della Dia

La sede della Dia di Reggio Calabria

Bilancio di fine anno per il Centro operativo Dia di Reggio Calabria. I numeri inanellati nell’arco di dodici mesi di operazioni antimafia indicano l’impegno a tutto campo degli 007 della Direzione investigativa antimafia. Numeri importanti che sono stati snocciolati, nel corso di una conferenza stampa, dal colonnello Gianfranco Ardizzone. Sette sequestri beni per 281 milioni di euro e 6 confische beni per 146 milioni.
I sequestri hanno riguardato Santo Crucitti di Condera-Pietrastorta (12 milioni); i fratelli Vincenzo e Massimo Verterano reggini della Locride con base operativa a Torino (10 milioni); Francesco Gregorio Quattrone della frazione Gallina; il romano Federico Marcaccini  (5 milioni); gli imprenditori Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio (234 milioni di euro). I beni confiscati erano di proprietà di Francesco Stilo, genero del boss di Africo Peppe Morabito, (2 milioni); il narcotrafficante romano Federico Marcaccini (115 milioni); Mario Domenico Mauro (800 mila euro); i fratelli Natale e Antonino Princi, imprenditori di Gioia Tauro (28 milioni).
Programmi ambiziosi, ed a trecentosessanta gradi, per il 2013, secondo le direttive recentemente illustrate dal nuovo direttore, il questore Arturo De Felice. Il comandante Gianfranco Ardizzone, affiancato dal tenente colonnello Sebastiano Lentini, ne sintetizza le linee guida: «Accesso ai cantieri per dare un segnale alle imprese e porre in garanzia chi sceglie di lavorare ed investire in Calabria. Monitoraggio degli istituti di credito per capire il ruolo di chi concede prestiti, mutui e fidejussioni e chi li ottiene con troppa facilità. Punteremo a riacquistare uno spazio nella gestione dei collaboratori di giustizia

 

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