Duecentoottantuno milioni il valore dei beni sequestrati nel 2012, mentre le confische ammontano a 146 milioni di euro. E' questo il bilancio dell'attività della Dia di Reggio Calabria reso noto dal capo centro, col. Gianfranco Ardizzone, nel corso di una conferenza stampa. "L'anno che sta per finire - ha sottolineato Ardizzone - è caratterizzato soprattutto da un intenso lavoro investigativo, molto vicino per importanza e qualità delle indagini a quello dei centri di Napoli e Palermo. Voglio inoltre sottolineare l'importanza del lavoro sinergico posto in essere con i colleghi della sede di Milano con l'obiettivo di evitare i tentativi di infiltrazione della ndrangheta nei lavori dell'Expo. Sono certo, per ricordare quanto ha avuto modo di dire proprio qui a Reggio Calabria il direttore, dott. Arturo De Felice, che potremo fare di più non appena saranno assegnati altri investigatori provenienti dal Corpo forestale dello Stato e dalla Polizia penitenziaria per estendere quantitativamente e qualitativamente le investigazioni, soprattutto nel settore dei reati ambientali". Tra le operazioni più importanti concluse a Reggio Calabria, il col. Ardizzone ha ricordato quelle contro il 'locale' di Condera, capeggiato da Santo Crucitti, con il relativo sequestro di beni immobili e mobili per 12 milioni di euro, e contro Federico Morcaccini, romano, vicino al boss della cocaina Bruno Pizzata, personaggio di alto livello nella gerarchia mafiosa di San Luca in Aspromonte. Oltre a Morcaccini, le confische hanno riguardato Francesco Stilo, genero del boss Giuseppe Morabito, detto 'u Tiraddrittu, coinvolto nell'operazione 'Bellu lavuru'; Mario Domenico Mauro (800mila euro); Natale Princi e gli eredi di Antonino Princi, l'imprenditore fatto saltare in aria con un'autobomba a Gioia Tauro nel maggio 2008 perché vicino alla cosca Rugolo di Oppido Mamertina (28 milioni di euro). Nel corso di quest'anno, inoltre, la Dia di Reggio ha condotto l'inchiesta 'Breakfast', coordinata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo, che partendo dalle attività illecite delle cosche reggine, è arrivata a lambire la Lega Nord. L'indagine ha provocato un terremoto politico che ha coinvolto i vertici del Carroccio, primo fra tutti Umberto Bossi, che in seguito alle perquisizioni degli uomini della Dia di Reggio Calabria, si è dimesso dall'incarico. Quelle indagini, com'é noto, portarono all'espulsione del tesoriere della Lega Francesco Belsito, ammanigliato nel sistema Finmeccanica, e indagato per l'investimento di oltre 5 milioni di euro a Cipro ed in Tanzania, fondi giunti alla Lega dai rimborsi elettorali. "Siamo fermamente intenzionati - ha concluso Gianfranco Ardizzone - a scoprire tutti i canali di riciclaggio di cui la ndrangheta dispone. In tal senso, abbiamo riscontri di operazioni eseguite in Francia, in Svizzera e a Cipro". (ANSA)
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