Si apre davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, il processo di secondo grado del filone principale dell’indagine “Fehida”, sulla faida di San Luca tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari. Il processo di primo grado si è concluso nel luglio del 2011 con 8 ergastoli e 40 anni di reclusione: Giovanni Strangio è stato condannato al carcere a vita per la strage di Duisburg.
La Corte, presieduta dal giudice Liliana Gaeta, coadiuvata a latere dal giudice Giuliana Campagna, è chiamata a giudicare i 12 imputati sulla base dei ricorsi depositati dalla Procura distrettuale e dalla Procura generale, che ha chiesto il riconoscimento dell’aggravante della trasnazionalità per il contestato reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. I magistrati reggini hanno il compito di ammettere anche i ricorsi proposti a favore di una completa riforma della sentenza di prime cure nell’interesse degli imputati. Tra i difensori che compongono l’ampio collegio difensivo vi sono gli avvocati Nico D’Ascola, Vincenzo Nobile, Eugenio Minniti, Salvatore Staiano, Giovanni Scarfò, Adriana Bartolo, Marcella Belcastro, Giulia Dieni, Davide Barillà, Carlo Taormina e Antonio Russo, questi ultimi due in particolare per la posizione di Giovanni Strangio. Il 33enne imputato, detenuto in regime di 41-bis, è ritenuto uno degli organizzatori ed esecutori materiali dell’eccidio di Ferragosto del 2007 dai magistrati della Distrettuale reggina, in particolare il procuratore aggiunto Nicola Gratteri e gli allora pubblici ministeri Adriana Fimiani (che fa parte dei sostituti presso la Procura generale reggina), e Federico Perrone Capano, attualmente in servizio presso la Procura di Bari.