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L’ombra della faida
sul delitto Bagalà

Gioia Tauro sempre di più nella morsa della paura. All’indomani dell’omicidio dello studente universitario Francesco Bagalà, lo spettro di un nuovo capitolo della faida tra le famiglie Brandimarte-Perri contro quella dei Priolo che insanguina da oltre un anno la città del porto è un’ipotesi investigativa «privilegiata» per i carabinieri e della Procura di Palmi. Una pista investigativa pura e semplice, al momento. Nulla di più. Azzardato quindi collegare i due episodi, come evidenzia l’avvocato Antonio Cimino, il difensore di Vincenzo Perri, il giovane ricercato per l’uccisione di Vincenzo Priolo, per il cui delitto ha già incassato una condanna a 18 anni di reclusione, e che vive alla
macchia da quel maledetto 8 luglio 2011. L’avvocato Cimino prende le distanze dalle interpretazioni, anche giornalistiche, che vogliono porre in collegamento i fatti: «I
familiari di Vincenzo Perri si sentono umiliati e mortificati dal fatto che si possa pensare che l’omicidio del giovane Bagalà possa essere attribuito allo stesso Vincenzo
Perri. Dall’8 luglio 2011 si trova in stato di irreperibilità e non porta rancore nei confronti di alcuna famiglia di Gioia Tauro. L’omicidio Priolo é stato un episodio sicuramente drammatico, ma quello che è successo l’8 luglio 2011 è un episodio completamente isolato da qualsiasi situazione successiva e sul quale la giustizia sicuramente farà luce. Tutta la famiglia Perri si dichiara estranea ad ogni illazione possa provenire da qualsiasi parte in quanto non hanno, non avranno, né hanno avuto mai ragione di vendetta con alcuno».

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