"Una discarica sopra un torrente, una scelta folle che non risolve la questione rifiuti e mette a repentaglio la salute di migliaia di persone". E' quanto si afferma in una nota di Legambiente che prende posizione contro l'apertura della discarica di contrada "La Zingara" a Melicuccà.
"Un'apertura - è scritto nella nota - autorizzata con superficialità e nel pieno delle festività, dal Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Calabria, Vincenzo Speranza. Una clamorosa misura tampone, per evitare il caos dopo lo stop alle discariche di Alli e Casignana, che rinvierebbe solo di qualche mese la paralisi provocando un vero e proprio allarme inquinamento. Una decisione che la Prefettura reggina decide di stoppare fino al 2 gennaio, accogliendo le richieste del cigno verde, dopo un incontro avvenuto in mattinata". "Già un anno fa, nel settembre 2011 - afferma Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria - abbiamo presentato una circostanziata denuncia al procuratore di Palmi, segnalando una serie di evidenti anomalie relative al sito La Zingara. Una discarica che viola palesemente le normative, una bomba ecologica che è una vera e propria minaccia per i cittadini.
A pensarla così sono anche i sindaci del comprensorio, le associazioni, i sindacati e soprattutto la gente del territorio". Nella denuncia presentata dagli ambientalisti si rileva "in particolare il serio rischio di compromissione delle falde acquifere della Piana: sotto il terreno su cui è stata ricavata la discarica scorre il torrente Arena, che è un affluente del torrente Vina, principale fonte di approvvigionamento per l'acquedotto che serve la fascia tirrenica reggina. Un elemento che non sarebbe potuto sfuggire ad alcuno, stante la presenza di ben tre pozzi artesiani nel terreno e soprattutto per via dei falliti tentativi di prosciugare la zona. Inoltre, a meno di 50 metri svetta un elettrodotto di Terna ad altissimo voltaggio: un rischio per chi lavora nella discarica. E ancora: non si considerano i criteri stabiliti dalla legge rispetto alla vicinanza di centri abitati, la preesistenza di colture, oltre a difformità tra il progetto esecutivo e l'opera effettivamente realizzata". "Per questi motivi - continua Falcone - siamo allarmati dal via libera a un sito che pare risulti ad oggi ancora privo di collaudo e delle autorizzazioni necessarie, e che sull'onda dell'emergenza verrà certamente utilizzato per il conferimento dei rifiuti e non, come previsto, in appoggio all'inceneritore di Gioia Tauro".