Vi sono sanguinosi delitti, risalenti nel tempo, che potrebbero essere collegati all’assassinio, avvenuto ieri, del 48enne Domenico Rodà, che – nonostante le recenti sentenze che stabiliscono l’insussistenza di una “famiglia” di ‘ndrangheta “Talia- Rodà” – porta un cognome “pesante” nello scenario criminoso della Locride. In effetti non insiste alcuna sentenza definitiva nella quale si affermi l’operatività di una “famiglia” denominata “Talia– Rodà” nel territorio compreso tra Bruzzano, Ferruzzano e Brancaleone, come invece ipotizzato dalla Procura distrettuale, secondo la quale si tratterebbe di un sodalizio criminoso che avrebbe avuto un ruolo determinante in numerosi fatti di sangue nella bassa Locride. Con l’operazione “Terra chjiana”, eseguita congiuntamente nel luglio del 2007 da polizia e carabinieri contro dieci presunti partecipi a un’associazione mafiosa, la Distrettuale reggina aveva collocato la “famiglia” Talia-Rodà nella sfera di influenza dei Mollica-Morabito. L’indagine era nata a seguito di una scia di sangue che si era abbattuta su Bruzzano e dintorni, in particolare con gli agguati mortali del 16 settembre del 2005, costati la vita a Giuseppe Talia, 26 anni, di Bruzzano, e ad Antonia Lugarà, 27 anni, di Ferruzzano, nonché l’uccisione, il 16 febbraio 2007, del muratore di Bruzzano Giuseppe Sculli, alias “u pitaci”.
Caricamento commenti
Commenta la notizia