È il nuovo filone giudiziario dell’operazione “Cosa Mia” approdato dinanzi al Tribunale di Palmi quello cominciato davanti al collegiale presieduto dal giudice Antonio Battaglia con a latere le togate Antonella Crea e Anna Laura Ascoti. Il nuovo capitolo della lunga saga giudiziaria che interessa la cosca Gallico di Palmi, e altri soggetti ritenuti dagli inquirenti vicini alla stessa, ha preso il via ieri con le prime schermaglie procedurali tra accusa e difesa. A Palmi si celebra il secondo processo che in origine fa sempre riferimento all’operazione “Cosa Mia” risalente al giugno del 2010. Un terzo ed un quarto filone investigativo che nella mattinata di ieri sono stati trattati all’unisono dal punto di vista giudiziario. Le prime eccezioni delle difese sono state sollevate in merito alla riunificazione dei due filoni che ieri sono iniziati presso il Tribunale di Palmi. Poi un intervento articolato dell’avvocato Maria Teresa Santoro ha chiesto la nullità dell’ordinanza per violazione dei diritti della difesa, chiedendo al contempo di respingere la costituzione in giudizio della Provincia di Reggio Calabria come parte civile (richiesta a cui si sono uniti gli avv.ti Martino e Putrino). La Procura Dda ha evidenziato la genuinità del percorso seguito. Il Tribunale si è riservato di decidere con lettura dell’ordinanza nella prossima udienza che si terrà nel mese di febbraio.
I soggetti indagati quali presunti favoreggiatori della cosca Gallico di Palmi sono Vincenzo, Antonio e Giuseppe Galimi, rispettivamente padre e figli, Gesuele Misale e Domenico Nasso. Assieme a loro l’avvocato Vincenzo Minasi (collegato in video conferenza), figura che gli inquirenti identificano come colui che avrebbe permesso nel corso degli anni di far mantenere i patrimoni della cosca al riparo da sequestri e confische.