Quando si entra in un’aula di giustizia la forma diventa sostanza. Non a caso il legislatore ha scritto fiumi di inchiostro per definire le procedure che devono essere seguite alla lettera dalle parti per dare una garanzia di correttezza assoluta a chi si trova alla sbarra. Ieri doveva svolgersi davanti al Tribunale (Rodolfo Palermo presidente, Messina e Pugliese a latere) l’udienza camerale per la declaratoria ai sensi dell’art. 143 del Tuel dell’incandidabilità alle prossime elezioni comunali, provinciali o regionali, dell’ex sindaco Demetrio Arena, degli ex assessori comunali Pasquale Morisani, Walter Curatola, Luigi Tuccio e Giuseppe Martorano, degli ex consiglieri di maggioranza Nicola Paris, Bruno Bagnato, Sebastiano Vecchio e Giuseppe Eraclini e dell’ex consigliere del Pd Nicola Irto. Tutti quelli che – secondo le risultanze della famosa relazione stilata dalla Commissione d’ac - cesso e dal resoconto del prefetto Piscitelli – avrebbero determinato con le loro condotte lo scioglimento del Consiglio comunale. L’udienza camerale doveva durare pochi minuti: giusto il tempo di rilevare un difetto di notifica a Bruno Bagnato e Seby Vecchio e quindi rinviare l’udienza al prossimo 15 febbraio. E, invece, ha riservato dei colpi di scena a go go innescati dall’avv. Andrea Alvaro, che è intervenuto in difesa di Pino Plutino. Facciamo un passo indietro. Il Viminale per chiedere la declaratoria dell’incandidabilità degli ex amministratori ha trasmesso al Tribunale il decreto di scioglimento del Comune, la relazione e la proposta di scioglimento che la Prefettura aveva formalizzato. E proprio nella proposta del prefetto era contenuta la descrizione delle condotte dei soggetti per i quali veniva chiesta l’incandidabilità. Dunque, ricevuta la richiesta del Ministero dell’Interno, il presidente del Tribunale ha fissato l’udienza camerale affidando all’Avvocatura dello Stato il compito della notifica a tutti gli interessati della richiesta avanzata dal Ministero per la declaratoria di incandibilità e dell’allegata proposta di scioglimento del Consiglio comunale.