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Madalina, alla
scoperta della verità

Quattro mesi e mezzo di richieste, solleciti, invocazioni. E di sospetti. La famiglia di Madalina Pavlov, la giovane di nazionalità romena morta la sera del 21 settembre del 2012 dopo un drammatico volo dal terrazzo di un palazzo di via Bruno Buozzi, non ha mai accettato la versione ufficiale fornita dagli inquirenti: suicidio. Una tesi che è stata respinta con forza, urlando ovunque «che si trattava di omicidio, che qualcuno sapeva e non parlava, che qualcuno aveva visto e si era chiuso nel silenzio». È stata soprattutto la mamma di Madalina ad ingaggiare una battaglia di verità, sostenendo con forza: «Mia figlia è stata ammazzata, qualcuno l’ha scaraventata giù dal terrazzo. Non aveva motivo di togliersi la vita». Ieri pomeriggio, a distanza di quasi cinque mesi da quella serata di orrore in via Bruno Buozzi, nel cuore della città, un sabato come quel maledetto 21 settembre 2012, su disposizione della Procura che sta comunque tenendo aperto un fascicolo di indagine, è stato effettuato un sopralluogo proprio nel palazzo dove si è drammaticamente conclusa la vita della giovanissima Madalina. I carabinieri, che stanno seguendo il caso fin dal primo momento, ma soprattutto una sostanziosa batteria di periti e consulenti tecnici, incaricati dalla Procura e dalla famiglia della vittima, si sono recati in via Bruno Buozzi, proprio al civico “5 F” do - ve è ubicato il palazzo a cinque piani diventato il teatro della drammatica scomparsa della giovane donna. I periti hanno preso misure, hanno effettuato rilievi tecnici, hanno immortalato ogni angolo, visuale e centimetro del luogo. Ed hanno effettuato una prova di simulazione del drammatico volo, provando a ricostruire scientificamente dinamiche e modalità.   

 

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