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Porto di Gioia,
solo promesse

porto di gioia tauro

 Lo scalo di Gioia Tauro è tornato nell’agenda politica dei partiti in vista delle imminenti elezioni. E in vista della costituzione del nuovo governo si può dire che tutte le promesse arrivate per il rilancio dello scalo sono cadute nel vuoto e quelle annunciate per il suo sviluppo avranno sicuramente i piedi d’argilla. Questo perché lo scalo calabrese è prigioniero di se stesso, di anni di mancata programmazione politica e di scelte errate per il suo sviluppo. Un flop complessivo delle istituzioni nazionali e locali, mascherato dai traffici in forte aumento ma che è maggiormente rafforzato dalla decisione di adeguare al rialzo le tasse di ancoraggio per il 2013. Un provvedimento che scoraggia qualunque compagnia di navigazione e che rende il terminal sempre più aggredibile da altri scali, pronti a conquistare importanti linee. Il vice ministro dei Trasporti Mario Ciaccia aveva garantito provvedimenti per lo scalo calabrese. Era maggio scorso quando si promettevano decreti e misure; a scadenza di mandato non è arrivato alcunché sulla riorganizzazione di Medcenter (Mct). Appunto, solo promesse cadute nel vuoto. E poi qualcuno ha cercato appigli sull’assenteismo dei lavoratori. Richiami non più accettabili, viste le performance e le clamorose sviste politiche.

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