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Mauro: accuse senza fondamenta

Più che a difendersi, Maurizio Mauro prova ad affermare la verità dei fatti. L’imprenditore reggino, il nuovo volto della “Mauro Caffè” fino all’esplosione dell’inchiesta “Cafittera” che nel gennaio 2005 ha travolto la famiglia Mauro e una numerosa schiera di collaboratori aziendali, prende la parola nel processo che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale presieduto da Olga Tarzia.
Maurizio Mauro si aggrappa all’istituto delle dichiarazioni spontanee ed espone tutte le sue “critiche” all’impianto accusatorio. Un compito non facile, per sua stessa ammissione, perchè l’argomento da trattare è una notizia di reato creata dal nulla, che ha fatto il giro del mondo; una notizia che ha cambiato la mia vita. Per sempre».
L’allusione di Maurizio Mauro è al 5 gennaio 2005 quando scattò l’operazione “Cafittera”. Dda e Guardia di Finanza puntarono il dito contro la “Mauro Caffè”, uno dei simboli dell’imprenditoria di Reggio che da Reggio svetta nel mondo. Nel mirino Pasquale e Antonio Mauro, i fratelli fondatori, e Maurizio Mauro, manager giovane e brillante indicato, dall’accusa, come “il dominus” dell’organizzazione che praticava l’esercizio abusivo del credito e usura. Secondo la tesi, sostenuta dal pm Antonio De Bernardo, la “Mauro Caffè” concedeva finanziamenti a baristi e a piccoli imprenditori che volevano lavorare nel mondo del caffè, accordandosi però sulla restituzione del prestito attraverso cambiali in bianco con tassi in alcuni casi decisamente al di sopra di quelli legali. Come fanno gli strozzini, i cravattari.

 

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