Reggio

Lunedì 28 Aprile 2025

L'interno dell'aula bunker di Reggio durante la deposizione di un pentito

Con la ’ndrangheta e con i servizi segreti, accanto ai boss e in amicizia con gli sbirri. A tratteggiare il profilo di Giovanni Zumbo, lo “spione”, il commercialista arrestato perchè pizzicato dalle cimici della Dda mentre spifferava notizie riservate a un capoclan, è stato ieri il collaboratore di giustizia, Nino Fiume, sul banco dei testimoni nel processo “Archi-Astrea” che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale presieduto da Teresa De Pascale.
Su Giovanni Zumbo il pentito Fiume è impietoso: «Aveva rapporti strani ed eravamo convinti che era meglio tenerlo alla larga. Era un tipo invadente, che si “nacava”, cioè che millantava e si vantava di amicizie che certamente non gli appartenevano. Non saprei se fosse “carne o pesce”».
È un giudizio ingeneroso quello offerto dal pentito Nino Fiume al Tribunale. La “gola profonda” dello schieramento “Destefaniano”, uomo di punta delle cosche di Archi per essere stato il cognato di Giuseppe e Carmine De Stefano: «Conosco Giovanni Zumbo da quando eravamo ragazzini. Anche lui faceva parte di quella schiera di ragazzi della Reggio-bene che gravitavano intorno ai fratelli De Stefano. Era una di quelle persone “riservate”, che stavano nell’ombra». Un affiliato però non lo è mai stato: «Aspirava a entrare a pieno titolo nella cosca, ma non era il tipo. Si “nacava” troppo e non era tipo che poteva sparare».   

 

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