Può proseguire la sua vita da carcerato e può partecipare coscientemente al processo, ma non gode di ottima salute Domenico Oppedisano, l’83enne boss della ’ndrangheta di Rosarno che per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sarebbe stato il “capo dei capi”, il padrino al vertice della mafia calabrese. Sono queste le conclusioni a cui è giunto il perito della Corte d’Appello di Reggio Calabria che ha effettuato l’indagine medico- legale su don Mico Oppedisano, detenuto al “41-bis” nel carcere di Parma. Sull’attuale stato di salute il consulente medico ha annotato: «È affetto da deterioramento cognitivo di grado moderato con manifestazione psicotiche». Per lo psichiatra reggino che ha visitato l’anziano patriarca della ’ndrangheta di Reggio può comunque «partecipare coscientemente al processo», sfilando anche lui dal prossimo 30 aprile, insieme ad altri 120 imputati, nel processo “Crimine” che si celebrerà davanti alla seconda sezione Corte d’Appello di Reggio Calabria presieduta da Rosalia Gaeta. Domenico Oppedisano è stato visitato domenica 10 febbraio nelle carceri di Parma dove è recluso dal 2010, dopo l’arresto per “Crimine”.