Bisognerà attendere almeno 30 giorni per conoscere gli esiti dell’esame del Dna, che potrà sciogliere ogni dubbio circa l’identità dei due corpi rinvenuti carbonizzati giovedì scorso in una zona di campagna in contrada Domolà di Caulonia, all’interno di un’automobile. Ieri, infatti, la dottoressa Anna Barbaro, nel corso dell’esame autoptico eseguito dal dottor Aldo Barbaro, su incarico del sostituto procuratore Rosanna Sgueglia, ha proceduto a isolare del materiale biologico estratto dai cadaveri sfigurati dalle fiamme – i denti e alcune ossa – per estrarre il profilo del dna delle due vittime, da utilizzare per un comparazione con il profilo genetico dei parenti dei due 40enni che risultano al momento scomparsi. Ieri, infatti, la dottoressa Barbaro, su disposizione della Procura di Locri, ha sottoposto ad un prelievo di saliva il padre di Francesco Coluccio, 41 anni, alias “u ‘nzurru”, di Roccella Jonica, nonché due fratelli di Maurizio Femia, 40 anni di Marina di Gioiosa Jonica, entrambi allo stato assenti dalle rispettive abitazioni da oltre quattro giorni. Del resto l’Alfa Romeo 147, all’interno della quale sono stati rinvenuti i due corpi martoriati, era in uso a Coluccio, pluripregiudicato, uscito dal carcere, dopo un lungo periodo di detenzione, da circa sei mesi. Pare che i due 40enni si frequentassero da tempo, circostanza che rende altamente probabile il fatto che i due cadaveri appartengano proprio a loro. Comunque, senza i risultati dell’esame sul dna nessuno può identificare con certezza i resti delle vittime. Intanto da una prima sommaria ispezione sui cadaveri, estratti dalla “147” in condizioni pietose, sono emersi alcuni particolari importanti che, sebbene siano tutti da verificare all’esito del deposito della relazione del dottor Aldo Barbaro, potrebbero rivelarsi di notevole interesse. In primo luogo sembra che uno dei due cadaveri, quello del soggetto ignoto “A”, fosse stato legato da un particolare titpo di filo, di forma piatta, probabilmente composto da materiale metallico, visto che è stato estratto integralmente dai resti. Sempre sul cadavere “A” è stato rinvenuto sul fianco sinistro un foro, che probabilmente è da collegare a un proiettile sparato da una pistola. Sui resti del soggetto ignoto “B” con più difficoltà sarebbe emersa una sospetta lesione, anche questa rinvenuta sul tronco, che verrà meglio individuata all’esito dell’esame istologico, nel corso del quale di certo il medico legale approfondirà i dati raccolti in oltre tre ore di analisi e ricerca sulle vittime. Al momento, comunque, non si può scartare alcuna ipotesi su orario e alle modalità del decesso, ovvero se i due sventurati siano stati uccisi prima di essere bruciati. In attesa dell’esito degli accertamenti di laboratorio, i resti dei due cadaveri rimangono a disposizione dell’autorità giudiziaria. Dalle indagini fin qui compiute dagli investigatori della Polizia di Stato del commissariato di Siderno, diretto dal dott. Carmine Soriente, appare in ogni caso verosimile l’ipotesi che le due vittime, siano cadute in un tranello teso da persone che cono scevano e di cui di fidavano, e probabilmente sono state uccise in una zona di campagna diversa rispetto al luogo dove poi sono stati trovati. Dopo il duplice omicidio i killer –ad agire sarebbero stati almeno in due, considerando che almeno una delle vittime è stata legata –avrebbero caricato i due cadaveri nel baule della “147” e li avrebbero portati in contrada Domolà. Qui gli assassini, per non lasciare tracce e occultare ogni indizio all’interno del veicolo, hanno cosparso l’automobile di benzina, e le hanno dato fuoco.
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