Le hanno provate tutte, ma ogni tentativo si è dimostrato vano. «Oggi non possiamo che certificare la morte clinica dello stato sociale a Reggio Calabria». Luciano Squillaci portavoce del coordinamento dopo tante battaglie, questa volta si arrende. Tavoli, trattative, mediazioni, sempre con buon senso e pacatezza senza mai alzare i toni. Ma questo stile da gentleman è servito a poco. Si è costretti a staccare la spina, a non garantire più quei servizi che fanno di una città, una comunità civile, solidale. Una decisione sofferta rinviata, per mesi ma non più procastinabile se non dovessero arrivare azioni risolutive dell’ultima ora. Con 7 milioni di crediti sulle spalle, esposizioni bancarie da capogiro e procedimenti penali avviati per il mancato pagamento dei contributi, è difficile ipotizzare alternative. Fine della corsa. E per fare “rapporto alla città” il Terzo Settore sospende i servizi per una giornata (martedì) e torna in piazza. Un “saggio” di quello che potrebbe accadere in mancanza di risposte. Un modo per dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno di quanto preziosi siano questi servizi erogati in silenzio lontano dai riflettori. Se si ferma il Terzo settore certo non ci sarà la spazzatura per strada, ma quanti drammi sociali la città dovrà registrare?