Reggio

Giovedì 24 Aprile 2025

Non minacciò il sindaco Tripodi, assolto il boss Pesce

Rocco Pesce, 56 anni, noto esponente dell'omonima famiglia di Rosarno, in atto detenuto presso il carcere di Opera (Milano) dove sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, ieri è stato assolto dalla Corte di Appello di Reggio Calabria (presidente Rosalia Gaeta, a latere Cappuccio e Bandiera) dal reato di minacce nei confronti del sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, per il quale nel 2011 era stato riconosciuto responsabile e condannato in primo grado dal gup distrettuale di Reggio Calabria (dott. Trapani) alla pena di cinque anni di reclusione.
Il  primo processo e la relativa condanna erano scaturiti dal fatto che nel mese di agosto del 2011 Pesce, già detenuto nel carcere del capoluogo lombardo, aveva inviato una lunga lettera al sindaco Tripodi, giunta per posta al Municipio, esprimendo tra l'altro «rammarico e disappunto»  perchè  il Comune di Rosarno si era costituito parte civile in un processo penale, prossimo ad essere celebrato. A Reggio oggi è stato celebrato il processo di appello che si è concluso nel giro di poco più di un'ora. Il Procuratore generale  aveva  chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Ma i difensori Vecchio e Santamborgio sono riusciti a lasciare intendere che la lettera di Pesce non conteneva assolutamente, al di là di una serie di considerazioni diverse, minacce o "messaggi" tali da intimorire l'istituzione chiedendo l'assoluzione con formula piena. Dopo breve camera di consiglio il presidente Gaeta ha pronunziato sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste

Rocco Pesce, 56 anni, noto esponente dell'omonima famiglia di Rosarno, in atto detenuto presso il carcere di Opera (Milano) dove sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, ieri è stato assolto dalla Corte di Appello di Reggio Calabria (presidente Rosalia Gaeta, a latere Cappuccio e Bandiera) dal reato di minacce nei confronti del sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, per il quale nel 2011 era stato riconosciuto responsabile e condannato in primo grado dal gup distrettuale di Reggio Calabria (dott. Trapani) alla pena di cinque anni di reclusione.Il  primo processo e la relativa condanna erano scaturiti dal fatto che nel mese di agosto del 2011 Pesce, già detenuto nel carcere del capoluogo lombardo, aveva inviato una lunga lettera al sindaco Tripodi, giunta per posta al Municipio, esprimendo tra l'altro «rammarico e disappunto»  perchè  il Comune di Rosarno si era costituito parte civile in un processo penale, prossimo ad essere celebrato. A Reggio oggi è stato celebrato il processo di appello che si è concluso nel giro di poco più di un'ora. Il Procuratore generale  aveva  chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Ma i difensori Vecchio e Santamborgio sono riusciti a lasciare intendere che la lettera di Pesce non conteneva assolutamente, al di là di una serie di considerazioni diverse, minacce o "messaggi" tali da intimorire l'istituzione chiedendo l'assoluzione con formula piena. Dopo breve camera di consiglio il presidente Gaeta ha pronunziato sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste

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