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Sigillato un patrimonio
di 150 milioni di euro

musolino rocco

 I Carabinieri del Comando provinciale e agenti del Centro Operativo Dia di Reggio Calabria hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo a carico di Rocco Musolino, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del sostituto procuratore Stefano Musolino. Il provvedimento ha riguardato imprese, conti correnti e beni mobili e immobili riconducibili a Rocco Musolino, 86 anni, per un valore di oltre 150 milioni di euro. Le indagini a carico del “re della montagna” furono avviate dai Carabinieri nel 2008, a seguito del tentato omicidio dello stesso Rocco Musolino, noto imprenditore nel settore dei legnami, e miravano ad individuare il contesto nell’ambito del quale era maturato l’evento. Quelle indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno evidenziato che Musolino sia stato più volte interessato per la risoluzione di disaccordi e problemi sorti a Santo Stefano in Aspromonte e a Reggio Calabria, in ragione del prestigio criminale di cui godeva. È emerso, inoltre, che Musolino ha esercitato la propria attività sfruttando i legami con la ‘ndrangheta, che gli hanno consentito di operare e agire, fino a raggiungere una posizione di sostanziale monopolio, con modalità di sopraffazione e intimidazione tipiche dell’impresa mafiosa, nonché sfruttando le cointeressenze in tutti gli altri settori del mondo politico, economico e istituzionale. Sullo spessore criminale di Musolino è significativo che, a seguito degli accertamenti condotti dai Carabinieri il giorno dell’at - tentato, si è appurato che l’imprenditore viaggiava armato, con il colpo in canna e munito di due caricatori, circostanza che il soggetto ha poi affermato essere un’abitudine. Le indagini dei Carabinieri avrebbero accertato che Musolino sarebbe un imprenditore colluso che avrebbe tratto indubbio vantaggio dalla sua vicinanza alla ‘ndrangheta, poiché tale contiguità gli avrebbe garantito la tranquillità necessaria per espandere la sua impresa fino a ottenere un consistente vantaggio patrimoniale specie quando, intrattenendo rapporti economici con la Regione Calabria, ha lavorato o fornito prestazioni proprio in quei cantieri in cui la presenza di esponenti della ‘ndrangheta era massiccia. In tal modo Musolino sarebbe riuscito ad accumulare nel tempo un patrimonio di ingenti proporzioni. La contiguità ad ambienti ‘ndranghetisti ha reso evidente come i profitti ricavati dalle sue imprese abbiano costituito proprio il profitto della sua attività illecita; gli accertamenti seguiti dalle indagine svolte nei suoi confronti hanno contribuito a fare chiarezza sulla caratura del personaggio e sui modi con cui ha costruito la sua ricchezza; modi tipici caratterizzanti le condotte mafiose, con riferimento sia alle interferenze nell’economia legale, al conseguimento di profitti illeciti, agli ostacoli frapposti al libero esercizio del voto, come emerge in intercettazioni risalenti a periodi di elezioni amministrative nella sua zona d’origine. A Rocco Musolino è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari con il quale gli è stato contestato il reato di abusivo esercizio dell’attività finanziaria. Analogo provvedimento è stato notificato alla segretaria particolare Francesca Sinicropi cl. 1955; entrambi, in concorso tra loro, Rocco Musolino quale gestore dei rapporti e la Sinicropi in suo ausilio, quale sua segreteria e persona di fiducia, esercitavano nei confronti del pubblico attività finanziarie quali, in particolare, la concessione di prestiti e finanziamenti a un ampio numero di soggetti con cui si relazionava nell’ambito delle attività di imprese a lui riconducibili, ovvero in virtù della sua notoria capacità di concedere mutui e di svolgere attività di intermediazione creditizia. Nel medesimo contesto, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari anche a Saverio Pizzimenti, 41 anni; a Giuseppe Frasca, 51 anni, e a Rocco Stilo 61 anni, poiché aiutavano Musolino a eludere le investigazioni rendendo dichiarazioni false e reticenti ai Carabinieri, riferendo poi al “re della montagna”il contenuto delle dichiarazioni rese alle forze dell’ordine, nonché le intercettazioni a loro contestate e detenendo tutta la documentazione comprovante gli illeciti rapporti finanziari di Rocco Musolino.

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