
Il rifiuto di un nuovo incontro ha fatto scattare l'ira dei lavoratori e lo sciopero ad oltranza. Gli ottanta dipendenti della Reges da ieri hanno incrociato le braccia. Avevano chiesto di essere ricevuti dai commissari di palazzo San Giorgio per avanzare le loro proposte, rispetto all'ipotesi prevista nel piano di rientro di vendere le quote della società e in caso di esito negativo di procedere allo scioglimento. Argomentazioni che la sera prima i sindacati confederali avevano espresso alla terna commissariale e che i dipendenti speravano di poter ribadire, ma le porte di palazzo San Giorgio sono rimaste chiuse. «La terna commissariale ha dimostrato scarsa sensibilità, pare si voglia andare allo scontro» dicono Guido Rulli dell'Ugl e Sabrina De Stefano della Uil Tucs. «Perché avviare la privatizzazione delle società miste proprio da Reggio e mentre il Comune è commissariato. Sarebbe più corretto – sottolineano i due rappresentanti sindacali – andare a scadenza e lasciare all'amministrazione eletta la scelta se privatizzare o meno. La strada intrapresa porta al muro contro muro». Infatti da oggi parte la serrata che proseguirà «fino a quando non riusciremo ad avere un confronto aperto e democratico con i commissari, i dipendenti non torneranno a lavoro».
Caricamento commenti
Commenta la notizia