Da imprenditore di fiducia del Comune (monopolista fino al 1992) a imprenditore scomodo, fuori dall’aggiudicazione degli appalti pubblici. Franco Labate, a capo dell’azienda di famiglia, racconta al Tribunale collegiale, presieduto da Silvana Grasso, il travagliato rapporto con Palazzo San Giorgio. Il processo “Meta” si è sviluppato ieri intorno alla testimonianza di riscontro ad un’intercettazione di fuoco nella quale si lamenta con l’amico e collega imprenditore Domenico Barbieri. Dal banco dei testimoni, seppure sollecitato con puntualità e rigore dal sostituto procuratore distrettuale antimafia Giuseppe Lombardo, Franco Labate smarrisce buona parte della sua rinomata verve dialettica.
Al telefono si sfoga senza freni seppure spesso da conversante in fase di ascolto. Ma di nomi e cognomi ne fanno tanti Franco Labate e Domenico Barbieri. A partire dai dirigenti di Palazzo San Giorgio che l’avrebbero escluso dall’aggiudicazione degli appalti comunali.
Da imprenditore di fiducia del Comune (monopolista fino al 1992) a imprenditore scomodo, fuori dall’aggiudicazione degli appalti pubblici. Franco Labate, a capo dell’azienda di famiglia, racconta al Tribunale collegiale, presieduto da Silvana Grasso, il travagliato rapporto con Palazzo San Giorgio. Il processo “Meta” si è sviluppato ieri intorno alla testimonianza di riscontro ad un’intercettazione di fuoco nella quale si lamenta con l’amico e collega imprenditore Domenico Barbieri. Dal banco dei testimoni, seppure sollecitato con puntualità e rigore dal sostituto procuratore distrettuale antimafia Giuseppe Lombardo, Franco Labate smarrisce buona parte della sua rinomata verve dialettica.Al telefono si sfoga senza freni seppure spesso da conversante in fase di ascolto. Ma di nomi e cognomi ne fanno tanti Franco Labate e Domenico Barbieri. A partire dai dirigenti di Palazzo San Giorgio che l’avrebbero escluso dall’aggiudicazione degli appalti comunali.