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Separato, senza lavoro
e indebitato

preiti

Un matrimonio fallito, la seconda convivenza naufragata, un figlio che non vedeva da tanto tempo e la perdita del posto di lavoro. C’è questo dietro il gesto di Luigi Preiti, l’attentatore di Palazzo Chigi. Dopo una lunga intensa giornata di indagini il quadro è chiaro: il vizio del gioco, alcuni presunti debiti pendenti sulle sue spalle, e la disperazione per la mancanza del lavoro hanno spinto il muratore rosarnese al gesto inconsulto. Un colpo improvviso per la famiglia che risiede a Rosarno. Nella stretta, piccolissima e centralissima via Agrigento, posta nelle vicinanze del poliambulatorio dell’Azienda Sanitaria Provinciale, incastrata in una serie di piccoli passaggi, gli anziani genitori di Luigi Preiti erano quasi pronti a sedersi a tavola. Quando le sirene dei carabinieri hanno interrotto il tutto. I militari dell’Arma poco prima delle 13 hanno bussato alle porte del domicilio dell’attentatore di Palazzo Chigi e su mandato della Procura hanno effettuato una lunga perquisizione. Contemporaneamente i Carabinieri hanno passato al setaccio anche la casa della sorella di Preiti che abita a Rosarno (l’altro fratello vive a Novi Ligure). I militari hanno anche acquisito una serie di carte, tutte da valutare nelle successive fasi delle indagini. Un’attività meticolosa che poi si è sviluppata con il trasferimento di tutti i familiari presso la tenenza cittadina per essere sentiti quali persone informate sui fatti. Interrogatori che sono durati a lungo per capire se i genitori sapevano o meno dove si trovasse il figlio, se nei giorni precedenti avevano notato movimenti strani e magari aveva parlato con qualcuno della sua sciagurata intenzione. I punti oscuri che gli inquirenti hanno intenzione di chiarire sono tanti e per questo nelle prossime ore saranno ascoltati anche altri soggetti vicini al Preiti che da Rosarno si era allontanato oltre venti addietro per trasferirsi in Piemonte e rientrato solo nell’ultimo periodo. Proprio le ragioni del ritorno sono state pure al centro della lunga attività di riscontro portata avanti ieri: i presunti debiti derivante dal gioco dei videopoker e la perdita definitiva del posto di lavoro. Solo sullo stato difficile che stava attraversando, i parenti hanno fornito indicazioni utili ma per il resto poco o nulla: in base alle prime indiscrezioni trapelate nella giornata di ieri, nessuno dei soggetti sentiti ha saputo rispondere alle domande dei militari che volevano conoscere nel dettaglio tutti gli spostamenti e le ultime telefonate del congiunto. Anche perché pure i più stretti familiari sono stati presi alla sprovvista dalle immagini in televisione. Erano visibilmente scossi ma non hanno saputo aggiungere nient’altro oltre alla circostanza che l’a t t e n t atore mancava dal primo pomeriggio di sabato e che non sapevano dove fosse. Dai controlli effettuati dalla Polizia Ferroviaria è emerso che Preiti fino a Roma è arrivato in treno. Ma della sua macchina non c’era traccia: gli uomini della compagnia dei carabinieri di Gioia Tauro dopo una serie di nuovi controlli hanno individuato la Pegeut 307 di colore grigio metallizzato nei pressi della stazione di Gioia Tauro in via Bologna. Dopo il ritrovamento gli uomini dell’arma hanno effettuato con l’ausilio dei Ris tutti i rilievi del caso, transennando tutta l’area. Al vaglio degli inquirenti pure il possesso della pistola: Luigi Preiti non aveva alcuna autorizzazione e per questo l’accusa contestata dalla Procura di Roma, oltre al tentato omicidio, è quella di porto abusivo d’arma. In tal senso i militari cercano di capire come il Preiti fosse venuto nella disponibilità della stessa arma poi utilizzata per esplodere i colpi di pistola contro i carabinieri. Mentre nella sede della Tenenza i militari dell’Arma procedevano ad ascoltare e reperire tutti gli elementi necessari da trasmettere a Roma, nei pressi dell’abitazione degli anziani genitori, dove Preiti era da poco tornato dopo la perdita del posto di lavoro e il fallimento delle sue relazioni sentimentali, tutta l’area è stata interdetta al traffico e presidiata. Un dispiegamento di forze speciali per cercare di ottenere ogni dettaglio utile ai fini dell’indagine.

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