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Affidabilità e parcelle
d’oro, il business
dei broker della droga

Professione broker della droga. Si contano sulle dita di due mani, in tutto il Sud America, i faccendieri sul libro paga della ’ndrangheta calabrese che godevano della fama e potenza criminale di Domenico Trimboli, il 59enne di Natile di Careri incastrato dalla Polizia, e di Santo Giuseppe Scipione, l’80enne originario di San Luca catturato dai carabinieri. Entrambi latitanti a Medellin, in Colombia: tutti e due vivevano stringendo accordi sulle partite di cocaina da spedire in Europa. Alla ’ndrangheta di Reggio soprattutto, ma non solo.

LA CARRIERA. In Colombia Domenico Trimboli e Santo Giuseppe Scipione hanno condiviso affari e una parallela militanza imprenditoriale- criminale. Legati alle ’ndrine della Locride –Trimboli con i narcotrafficanti di Platì e Scipione con le famiglie di Marina di Gioiosa Jonica (e i Mancuso di Limbadi) –sono cresciuti all’ombra di Roberto Pannunzi. Per gli inquirenti occupavano solo un gradino al di sotto del principe del narcotraffico internazionale Roberto Pannunzi, “Bebè” come lo chiamano ancora oggi nell’elitè della cocaina che domina lo scenario della Locride, la terra natia. “Bebè” Pannunzi è stato il maestro di gran parte dei broker della droga calabresi a cui ha donato dritte, consigli, escamotage, trucchi, savoir-fare.

IL RUOLO. Il broker media e sigilla affari. Coniuga le pretese di interessato fosse il braccio destro, più distante dal cuore rispetto al sinistro. In ogni caso, sulla spiaggia antistante il noto villaggio turistico si sono vissuti attimi concitati con i colleghi del giovane e i turisti presenti che hanno sperimentato cosa significhi trovarsi nel mezzo di una situazione che generi panico. Per il giovane, una disavventura da provare a dimenticare. 3 chi vende e la disponibilità di chi acquista. Funge da anello di congiunzione, mettendoci la faccia, spendendo la propria parola da garante. Cosa faccia un broker della droga lo spiega il Ros dei carabinieri: «Una sorta di agente di borsa, capace di mettere d’accordo acquirente e venditore». Domenico Trimboli e Santo Giuseppe Scipione erano nella lista “Top” dei broker della droga. Faccendieri di rango che potevano osare, riuscivano a sedere ai tavoli dei narcos colombiani dei cartelli più potenti e strappare prezzi concorrenziali. «Entrambi riuscivano a piazzare partite di cocaina della purezza che oscillava tra il 98 e il 99% a 1.200 euro al chilo. Un prezzo concorrenziale, che solo pochissimi, loro due di certo, riuscivano ad avere» spiega il procuratore aggiunto di Reggio Nicola Gratteri. Entrambi si sono costruiti una carriera grazie all’affidabilità. Chi lavorava con loro faceva puntualmente affari.

LA TECNICA DELL’OSTAGGIO. Con broker del calibro di Trimboli e Scipione era vietato sgarrare. Nè tergiversare. I dollari pattuiti arrivavano eccome sui conti schermati da società off-shore nella disponibilità dei potentati colombiani. Chi acquistava - e non erano soltanto i boss del narcotraffico della Calabria, ma anche gli emissari dei Casalesi e della mafia palermitana - doveva consegnare a garanzia dell’affare un ostaggio. Non è affatto una leggenda che i calabresi dovessero inviare un picciotto in Colombia, che rimaneva con i narcos, servito e riverito come un ospite d’onore, foraggiato a champagne e belle donne, fino a quando il conto corrente non registrava l’avvenuto bonifico. Solo allora rientrava a casa. Tutto intero.

IL COMPENSO. Affare dopo affare, mediazione dopo mediazione, spedizione dopo spedizione, broker della droga ingigantivano lo spessore criminale. «Di norma non hanno nessuno alle spalle, operano da soli, protetti dal blasone e dalla personalissima affidabilità. Parliamo di gente che ha una parola che in quegli ambienti equivale a tutto» spiegano alla Squadra Mobile. Affari d’oro per ’ndrine e narcos e parcelle d’oro per i broker. Dal 2 al 3% a compravendita. Dai 50ai 60 mila euro a partita.

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