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Clan Pesce, in manette
la moglie del boss

bellocco ilenia

Avrebbe “tenuto i contatti” del marito latitante. Con questa accusa, nelle prime ore della mattinata di ieri, è finita con le manette ai polsi Ilenia Bellocco, 24 anni di Rosarno, moglie di Giuseppe Pesce, 33 anni, uno dei soggetti più ricercati e temuti dalle forze dell’ordine, che da tempo si è dato alla latitanza. L’arresto di Ilenia Bellocco è stato effettuato dai Carabinieri della tenenza di Rosarno, che hanno dato seguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Le investigazioni, condotte nel tempo dalla Procura antimafia e dall’Arma, avrebbero permesso di accertare che la Bellocco «è appartenente alla ‘ndrangheta, nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Pesce”, operante nel territorio di Rosarno e zone limitrofe e di aver svolto, in qualità di partecipe, un ruolo di collegamento e trasferimento di comunicazioni ed ordini tra il latitante Giuseppe Pesce e gli altri affiliati operanti sul territorio». Proprio la figura della primula rossa Giuseppe Pesce è attenzionata da tempo dagli inquirenti. Il suo nome era finito agli onori della cronaca tempo addietro quando, nel carcere di Palmi, era stato intercettato da un agente della Polizia penitenziaria un “pizzino” che il fratello Francesco (cl.’78) stava tentando di passare ad altro detenuto. Quel pizzino contribuì vita alla doppia operazione “Califfo” e “Califfo 2” (eseguite a febbraio e aprile 2012), il cui procedimento è approdato da qualche settimana dinanzi al Tribunale collegiale di Palmi. Secondo la ricostruzione accusatoria, che ha preso corpo dalle indagini condotte dal Comando provinciale dei Carabinieri e coordinate dalla Dda, quel “pizzino” scritto in carcere da Francesco Pesce due giorni dopo l’arresto, effettuato nell’agosto del 2010, conteneva quattro diverse direttive tra le quali quella del passaggio del comando della cosca al fratello Giuseppe, il marito di Ilenia Bellocco. La cosca Pesce è stata “stangata” proprio alcuni giorni fa con la sentenza emessa dal Tribunale di Palmi nell’ambito del procedimento “All Inside”. Ai presunti affiliati alla potente famiglia di Rosarno sono stati inflitti oltre 500 anni di carcere. Molti anche i parenti stretti di Giuseppe Pesce che hanno ricevuto pesanti condanne. Il dispositivo conteneva 40 condanne, 21 assoluzioni e due non luogo a procedere per avvenuta prescrizione del reato. Le condanne più pesanti sono state inflitte ai soggetti che la Procura antimafia reggina ha sostenuto essere a capo dell’associazione: Antonio Pesce (cl. ‘57) 28 anni di reclusione e Salvatore Pesce 27 anni e 7 mesi di reclusione. Spiccano poi i 25 anni e 8 mesi di reclusione inflitti a Francesco Pesce (cl.’84). E ancora, 26 anni per Giuseppe Ferraro e 21 anni e 2 mesi per Rocco Palaia. Per Marcello Pesce, anche lui latitante, la condanna inflitta ammonta a 15 anni e 6 mesi. Secondo l’accusa il procedimento avrebbe dimostrato la perduranza in vita della cosca Pesce. «Una cosca che ha continuato ad esistere e operare almeno dal 1989. Operando sempre più in maniera agguerrita e pericolosa. Una crescita che ha contribuito ad ampliare la caratura mafiosa, che da Rosarno ha portato la stessa a varcare quei confini». La prima operazione “All Inside” risale al 28 aprile 2010 e portò dietro le sbarre decine di presunti affiliati. Seguirono alcune operazioni collegate denominate “All inside 2” e “All clean“, che portarono in carcere altri soggetti presunti affiliati o ritenuti dagli inquirenti contigui al potente clan. Le operazioni condussero anche al sequestro di beni per un valore complessivo di quasi duecento milioni di euro. Tra le accuse mosse dai magistrati, riportate nei numerosi capi d’accusa nei confronti dei 63 imputati, l’associazione mafiosa, l’estorsione, l’intestazione fittizia di beni ed i reati in materia di armi e droga.

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