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Non si trovano
giudici, processo
può attendere

tribunale reggio calabria

Rinviata al primo ottobre la trattazione del processo d’appello al presunto “baby killer” di Maria Strangio, la donna uccisa nel corso della strage di Natale del 2006, che di fatto ha riaperto la faida di San Luca tra i Pelle-Vottari ed i Nirta-Strangio. Ancora una volta, infatti, non si riesce a comporre il collegio penale della Corte d’appello di Reggio Calabria chiamata a giudicare i tre imputati, per manifesta incompatibilità di diversi magistrati che hanno giudicato nei precedenti filoni dell’indagine “Fehida”, eseguita il 30 agosto del 2006. Da quell’inchiesta principale, infatti, prendono spunto le risultanze investigative della Procura distrettuale antimafia reggina, che ha operato attraverso carabinieri e polizia, contro le asserite consorterie sanluchesi. Anche ieri, quindi, si è dovuto rimettere gli atti al primo presidente della Corte, affinché proceda ad indicare una composizione collegiale conciliabile con le esigenze procedurali per consentire l’apertura dell’istruttoria dibattimentale e, quindi, per giudicare i tre imputati che rispondono a piede libero. Nel processo risultano imputati il 23enne Antonio Vottari, asseritamente considerato dalla Dda reggina il “baby killer” di Maria Strangio, nonché i fratelli Domenico e Francesco Pelle, figli di Antonio Pelle, alias “vanchelli” o “la mamma”, ritenuto uno dei presunti capi della consorteria Pelle- Vottari e fuggito nel settembre del 2011 dall’ospedale di Locri. In appello la pubblica accusa è rappresentata dal Pg Fulvio Rizzo. Come si ricorderà Antonio Vottari, (cl. 90), figlio di Giuseppe alias “Bugeja”, difeso dall’avv. Giovanni Taddei, è stato assolto in primo grado dal Gup Maria Grazia Grieco, con formula piena sia dall’accusa di omicidio che di quella relativa al tentato pluriomicidio ai danni di Francesco Nirta, Francesco Colorisi e del minore D.N., sia dal reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, quale presunto appartenente alla cosca Pelle-Vottari. Nei confronti del Vottari l’Ufficio di Procura in primo grado aveva chiesto 20 anni di reclusione. Per quanto riguarda la posizione di Domenico Pelle, (cl. 92), l’imputato in primo grado in abbreviato è stato condannato alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione, perché riconosciuto quale custode delle armi rinvenute in un bunker scoperto dai carabinieri nel marzo del 2007, nel corso di una perquisizione presso un’abitazione di contrada Ricciolio. Domenico ed il fratello Francesco Pelle, (questo cl. 90), entrambi difesi dall’avv. Giulia Dieni e dall’avv. Laura Sgambellone, sono stati assolti per tutti gli altri reati contestati, tra cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso, con l’esclusione dell’aggravante mafioso per le altre contestazioni. Rispetto alla posizione di Antonio Vottari la tesi accusatoria, nei motivi d’appello proposti dalla Procura, che ha chiesto la riforma della sentenza di primo grado con la condanna dell’imputato, ritiene che il 23enne è da individuare in uno degli asseriti componenti del commando di Natale del 2006 in particolare dal contenuto dall’intercettazione ambientale avvenuta nel febbraio del 2007 nel carcere di Carinola tra Giuseppe Pelle, (cl. 1960) alias “Gambazza”, ed il suocero Francesco Barbaro, alias “U Castanu”, nel corso della quale sarebbero indicati i nomi di “quattro ragazzi”, riconoscibili secondo l’accusa dai nomignoli di famiglia. In sede di primo grado l’avv. Taddei, nell’interesse di Vottari, aveva sostenuto l’inutilizzabilità dell’intercettazione ambientale di Carinola, nonché la mancata individuazione nel colloquio del proprio assistito quale presunto esecutore materiale del delitto Strangio.

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