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Delitto Pioli, le accuse di Simona

 

È stato il capitano dei Carabinieri Ivan Boracchia, già alla guida della Compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro, a testimoniare nell’ambito del procedimento per la morte del giovane elettrauto gioiese, Fabrizio Pioli. Il processo è ripreso nella giornata di ieri dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Palmi presieduta dal giudice Silvia Capone. Tra le gabbie dell’aula bunker erano presenti anche Antonio Napoli (avv.ti Marcello Belcastro e Angelo Sorace), recentemente costituitosi dopo circa un anno di latitanza; quindi gli altri imputati Domenico Napoli (avv.ti Nino Marazzita e Belcastro), Francesco Napoli (avv.ti Guido Contestabile e Sorace) e Rosina Napoli (avv.ti Armando Veneto e Marazzita). Risponde invece a piede libero per il reato di favoreggiamento Domenico Galatà (avv. Luca Agostino). Parti civili il padre di Fabrizio, Antonio Pioli (avv. Anna Maria Domanico) e le sorelle Simona (avv. Carlo Monaco) e Romina (avv. Ernesto D’Ippolito). Parte offesa Simona Napoli che non era però presente in aula. A rappresentare la pubblica accusa il pm Giulia Pantano ed il procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo.
Boracchia ha descritto i momenti successivi alla scomparsa di Fabrizio Pioli, dopo che la Compagnia di Gioia Tauro, nella serata di quel 23 febbraio del 2012, era stata allertata dai colleghi della tenenza di Melicuccò, a loro volta avvisati di quanto stava accadendo dai carabinieri di Marina di Gioiosa  dove si era recata Simona Napoli. 
La donna venne quindi condotta a Gioia Tauro e, il giorno seguente, sentita in Procura. «Ricordò a di aver visto il padre impugnare una pistola nei pressi dello svincolo di Melicucco».  Il luogo dove avrebbe bloccato Fabrizio. 

È stato il capitano dei Carabinieri Ivan Boracchia, già alla guida della Compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro, a testimoniare nell’ambito del procedimento per la morte del giovane elettrauto gioiese, Fabrizio Pioli. Il processo è ripreso nella giornata di ieri dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Palmi presieduta dal giudice Silvia Capone. Tra le gabbie dell’aula bunker erano presenti anche Antonio Napoli (avv.ti Marcello Belcastro e Angelo Sorace), recentemente costituitosi dopo circa un anno di latitanza; quindi gli altri imputati Domenico Napoli (avv.ti Nino Marazzita e Belcastro), Francesco Napoli (avv.ti Guido Contestabile e Sorace) e Rosina Napoli (avv.ti Armando Veneto e Marazzita). Risponde invece a piede libero per il reato di favoreggiamento Domenico Galatà (avv. Luca Agostino). Parti civili il padre di Fabrizio, Antonio Pioli (avv. Anna Maria Domanico) e le sorelle Simona (avv. Carlo Monaco) e Romina (avv. Ernesto D’Ippolito). Parte offesa Simona Napoli che non era però presente in aula. A rappresentare la pubblica accusa il pm Giulia Pantano ed il procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo.Boracchia ha descritto i momenti successivi alla scomparsa di Fabrizio Pioli, dopo che la Compagnia di Gioia Tauro, nella serata di quel 23 febbraio del 2012, era stata allertata dai colleghi della tenenza di Melicuccò, a loro volta avvisati di quanto stava accadendo dai carabinieri di Marina di Gioiosa  dove si era recata Simona Napoli. La donna venne quindi condotta a Gioia Tauro e, il giorno seguente, sentita in Procura. «Ricordò a di aver visto il padre impugnare una pistola nei pressi dello svincolo di Melicucco».  Il luogo dove avrebbe bloccato Fabrizio. 

 

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