In primo grado, davanti al gup Melidona, l’avevano fatta franca. Vincenzo e Antonio Pesce erano stati assolti dalle accuse di essersi “infiltrati” nei lavori di ammodernamento dell’autostrada. Ma ieri, davanti alla Corte di Appello presieduta da Lilia Gaeta, è stata tutta un’altra storia e i due Pesce sono stati ritenuti colpevoli ed entrambi condannati alla pena di sei anni di reclusione (la Corte ha dovuto applicare lo sconto di un terzo della pena come beneficio previsto dal rito abbreviato). Un successo della Procura antimafia e del pm Roberto Di Palma, il quale ha seguito il processo applicato in veste di sostituto procuratore generale nel processo di secondo grado del procedimento “Arca” e ha convinto i giudici di secondo grado della bontà del suo teorema accusatorio. Oltre a Vincenzo e Antonio Pesce, sono stati condannati anche Consolato Politi a 4 anni di reclusione e 800 euro di multa; e Giuseppe Prestanicola a 5 anni e 8 mesi di carcere e 1.200 euro di multa. Anche questi ultimi imputati erano stati assolti in primo grado.
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