«I pentiti che mi accusano sono quattro buffoni. Gentaglia che sta stritolando la mia vita con falsità ed invenzioni»: nel mirino di Giuseppe De Stefano, il figlio di don Paolo De Stefano e colui che è indicato non solo quale erede al trono della dinastia mafiosa di Archi ma anche il capo “Crimine” della ’ndrangheta di Reggio, finiscono tutti i collaboratori di giustizia che lo accusano. Autorevole e brillante, colto e raffinato, Peppe De Stefano attacca, ed infilza, uno dopo l’altro tutti i suoi accusatori. Da Nino Fiume «il viscido» ad Antonino Lo Giudice «il ragno », per passare a Consolato Villani e Roberto Moio. E precisa: «Solo falsità da parte di quattro pentiti e mezzo, perchè ad accusarmi c’è anche Mesiano ». Per cinque ore (pause escluse) Giuseppe De Stefano, nelle vesti di imputato eccellente del processo “Meta” che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale presieduto da Silvana Grasso, si è sottoposto ieri all’esame del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Lombardo.
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