«È necessario che la norma per la riduzione delle imposte di ancoraggio diventi in Italia definitiva. Ai clienti nordeuropei, non si può certo dire, all’italiana, che per la tassa di ancoraggio si vedrà di anno in anno». Questa la dichiarazione rilasciata a un quotidiano economico nazionale da Domenico Bagalà, amministratore delegato di Medcenter Container Terminal, la società che gestisce le banchine al porto di Gioia Tauro. Questo per il timore di aumenti nelle imposte sull’ancoraggio che dal 30 giugno non potranno essere più abbattute. C’è in gioco, infatti, la tenuta della competitività dello scalo calabrese, ormai costretto a subire una concorrenza spietata da altri porti presenti e operativi nel Mediterraneo. Mentre le navi che attraccano a Gioia Tauro pagano ben nove mila euro, esborsano meno risorse per arrivare in altri porti: 5 mila e ottocento in Spagna (Algericas), 4 mila in Marocco (Tangeri), 2 mila e 600 in Grecia (Pireo), 647 euro in Egitto (Port Said) e soltanto 147 euro a Malta. E, quasi non bastasse, c’è il rischio che le tasse di ancoraggio aumentino visto anche l’ultimo decreto ministeriale, approvato proprio alla vigilia di Natale, che ha adeguato al rialzo le imposte sull’ancoraggio.