Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Gioia, la città
ancora “macchiata”
dal sangue

Dal delitto Priolo a quello del barone Musco e, da ultimo, l’omicidio di Arcangelo Pelaia, a Gioia Tauro adesso si spara in pieno giorno, in zone centralissime e con il rischio di colpire qualche passante. La città ciclicamente ripiomba nel terrore, non appena si cerca di superare il precedente delitto. Una situazione difficile da comprendere e soprattutto difficile da inquadrare. Il territorio sembra essere diventato un ring dove si consumano vendette trasversali e punizioni. La faida tra le famiglie Priolo e Brandimarte-Perri ha per un intero anno insanguinato la città. L’otto luglio del 2011 venne assassinato Vincenzo Priolo. A dicembre dello stesso anno si tentò di uccidere Giuseppe Brandimarte e poi si è registrata una catena di agguati contro i rivali dei Priolo e l’entourage dei fedelissimi. Il 26 febbraio 2012 è stato ucciso Giuseppe Priolo, zio di Vincenzo; il 7 settembre dello stesso anno è stato danneggiato con una bomba un distributore di carburante che fino al 31 dicembre 2011 era gestito da Vincenzo Priolo; il 26 dicembre scorso è stato ucciso Vincenzo Francesco Bagalà, ritenuto vicino ai Priolo. Il 29 aprile scorso la polizia ha arrestato sei persone della famiglia Brandimarte accusate, in concorso, dell’omicidio di Giuseppe Priolo. A marzo il delitto del barone Livio Musco, anche questo consumato di sabato e all’interno del suo studio - ubicato nelle vicinanze del luogo dove ieri è stato freddato Pelaia - i sicari non hanno lasciato scampo al proprietario terriero. Anche in quella circostanza l’orario è simile: circa le 18. Segno questo dell’indifferenza a qualsiasi tipo di controllo delle forze dell’ordine. E anche in quel caso il teatro dell’omicidio è stato a pochi passi dalla Compagnia dei carabinieri. Ma anche la rissa e il delitto di Priolo si sono verificati a poche centinaia di metri dal Commissariato di Polizia. Una città che continua, quindi, a essere macchiata dal sangue con delitti che sono destabilizzanti per la tenuta dell’ordine pubblico e soprattutto fanno salire la tensione tra i cittadini sempre più costretti a vivere nell’apprensione. Rispetto al delitto di ieri si spera di riuscire a individuare i responsabili anche attraverso le numerose telecamere installate del sistema di videosorveglianza, di proprietà del Consorzio Piana Sicura e controllate dalle forze dell’ordine. Il Consorzio che è partecipato dai Comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, però, probabilmente sarà sciolto ma la gestione della videosorveglianza sarà in ogni caso garantita.

Caricamento commenti

Commenta la notizia