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Sequestrate 510 tonnellate
di succo d'arancia

Cinquecentodieci tonnellate di concentrato di succo d'arancia di provenienza estera sono state sequestrate a Gioia Tauro dal Corpo forestale dello stato che ha denunciato una persona per tentata frode in commercio. I succhi di orine prevalentemente brasiliana, contraffatti e dichiarati di origine nazionale per la successiva riesportazione, erano stoccati all'interno di un'azienda del luogo con un volume d'affari medio di 10 milioni di euro.

L'operazione che ha portato al sequestro del'ingente quantitativo di succo d'arancia è stata condotta dal Comando provinciale di Reggio Calabria e del Nucleo Agroalimentare Forestale di Roma del Corpo forestale dello Stato. E' la prima volta che viene effettuato un sequestro sulla contraffazione del succo di arancia nazionale e, in particolare, calabrese tenuto conto del ruolo strategico che la Calabria ricopre per la coltivazione di agrumi e per la successiva trasformazione e commercializzazione nel panorama economico nazionale ed internazionale dei succhi e derivati. In particolare, sono state sequestrate circa 60 tonnellate di concentrato di succo d'arancia e di derivati dalla polpa di arancia di origine estera che, senza subire trasformazioni sostanziali, venivano riesportati come prodotto di origine italiana. 

In tal senso gli investigatori avrebbero verificato un consolidato sistema di attribuzione della dicitura attestante l'origine italiana a prodotti provenienti prevalentemente dal Brasile,anche attraverso l'utilizzo di false autocertificazioni, che venivano successivamente commercializzati come di origine italiana. Per alcuni prodotti, secondo quanto riferito dal Cfs,la ditta calabrese aveva effettuato una mera transazione commerciale di acquisto e rivendita. All'interno dei locali dell'azienda, inoltre, sono state trovate circa 450 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, prive di chiare indicazioni sul contenuto, in pessime condizioni di conservazione a causa del mancato stoccaggio nelle apposite celle frigorifere e, per la maggior parte, lasciate all'aperto, esposte agli agenti atmosferici. E, per questo, il responsabile è stato denunciato per detenzione di sostanze destinate all'alimentazione pericolose per la salute pubblica.

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