
Sembrava tutto definito. Anche nei dettagli più insignificanti. Chiarito il movente, trovata l’arma e ottenuta una piena confessione dal sospettato. Una storia raccontata dallo stesso macabro protagonista – il trentottenne operaio Gianrocco Foti – una volta che la Polizia l’ha messo con le spalle al muro, che è servita per fare piena luce sul duplice omicidio dei due romeni, Ioan Lacatus e Ionela Hoholea.
Nell’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Antonio Scortecci, Gianrocco Foti ha confermato la confessione che aveva già reso agli investigatori e tuttavia si è fermato fino a un certo punto. Fino al punto, cioè, in cui è riuscito a divincolarsi dal romeno che voleva impossessarsi della pistola che teneva tra le gambe per difendersi e ha fatto fuoco.
L’indagato, assistito dall’avv. Giulia Dieni, ha ribadito al giudice per le indagini preliminari che non ha colpito le sue vittime sparandole alle spalle ma ha anche riferito di avere visto delle ombre che sopraggiungevano vicino all’auto tanto che avrebbe sparato anche un colpo al lunotto posteriore della stessa autovettura. Compiuta la tragedia, ha ribadito di essere sceso dall’auto, di avere aperto lo sportello dal lato del guidatore e avere potuto notare che i due, sebbene feriti a morte, erano ancora vivi.
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