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Il calvario dei Mauro,
all’inferno e ritorno

  Nel 2004 Maurizio Mauro era il presidente regionale dei giovani di Confindustria e davanti a sé aveva una carriera luminosa. Il 5 gennaio 2005, invece, fu trascinato nell’inchiesta “Cafittera” e dovette fare i conti con l’accusa infamante di usura. Il padre Ninì finì in carcere per 39 giorni, per Maurizio, invece, il gip ritenne sufficiente la misura degli arresti domiciliari. Lo scorso venerdì, di sera, il Tribunale ha assolto dalla pesante accusa di usura i Mauro e li ha condannati a 4 anni di reclusione soltanto per il reato di esercizio abusivo del credito (reato che sarà prescritto il prossimo 17 dicembre). Maurizio Mauro, il giorno dopo la sentenza, è combattuto tra due sentimenti: «Ancora adesso non ho ben capito se sono felice perché è finito un incubo o se sono arrabbiato perché quest’incubo non aveva alcuno motivo di cominciare ». È la prima volta che Maurizio Mauro rilascia un’intervista sulla sua disavventura giudiziaria: «In tutti questi anni non ho mai parlato se non rendendo dichiarazioni spontanee davanti ai giudici. Ho preferito tacere in pubblico e difendermi nel processo. Io sapevo che non eravamo usurai e che saremmo stati in grado di dimostrarlo davanti al Tribunale».

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