Prima a Pietrelcina «ospite di un vecchietto di nome Giovanni» per quasi due mesi; poi alla vigilia di Ferragosto è rientrato in treno fino a Villa San Giovanni per poi rifugiarsi nella villetta al rione Vito di Reggio dove è stato catturato dai poliziotti della Squadra mobile reggina e dallo Sco il 15 novembre. Nino Lo Giudice racconta ai magistrati di Reggio e Catanzaro i 166 giorni vissuti alla macchia. Da quando ha abbandonato la residenza di Macerata, dove era agli arresti domiciliari, spogliando le vesti di collaboratore di giustizia. Vuota il sacco il 15 novembre in Questura davanti ai procuratori di Reggio, Federico Cafiero de Raho, e Catanzaro, Vincenzo Lombardo, l’aggiunto Ottavio Sferlazza, i sostituti Giuseppe Lombardo, Giovanni Musarò, Antonio De Bernardo e Gerardo Dominijanni. Il “Nano” parlerà dalle 15.20 alle 17.08. Per poi essere trasferito al carcere di “San Michele” di Alessandria dove è recluso. Torchiato dagli inquirenti, Nino Lo Giudice mette subito sul tavolo le proprie intenzioni: «Intendo continuare a collaborare con la giustizia». Un desiderio che conferma il 19 novembre al Gip di Alessandria quando indica «il domicilio c/o il Servizio centrale di protezione - Roma».
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