UN ERGASTOLO, 42 anni di reclusione e un’assoluzione. È la sentenza emessa dal gup distrettuale reggino nei confronti di nove imputati al processo scaturito dall’operazione “Faida dei Boschi”, celebrato con il rito abbreviato. L’accusa aveva invocato 3 ergastoli e 50 anni carcere. L’unica condanna all’ergastolo è stata inflitta ad Angelo Natale Misiti (nella foto), ritenuto uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Damiano Vallelunga, il presunto boss dei “viperari”, considerato al vertice della cosca di Serra San Bruno, ucciso il 27 settembre 2009 a Riace. Nella tarda serata di ieri il giudice Antonino Laganà, dopo oltre dieci ore di camera di consiglio, ha letto il dispositivo della sentenza che riconosce l’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo mafioso, operativa tra Caulonia e la vallata dello Stilaro. Il gup distrettuale ha avallato anche il risarcimento dei danni alle parti civili: la Provincia di Reggio Calabria, i comuni di Serra San Bruno, Caulonia, Stilo, Monasterace e Riace. Intanto ieri sera a San Luca, gli investigatori della Polizia hanno fermato altre due persone accusate dell’omicidio di Vincenzo Femia, ucciso il 26 gennaio dell’anno scorso alla periferia di Roma. Un delitto eccellente, visto lo spessore della vittima, considerata nell’orbita della ’ndrangheta.