
È un fiume in piena, il collaboratore di giustizia Gianni Cretarola, che con le sue dichiarazioni ha consentito mercoledì scorso alla Procura di Roma di chiudere il cerchio sull’omicidio (nella foto) del 67enne Vincenzo Femia, originario di Casignana. L’inchiesta, che ha portato all’arresto dei fratelli Francesco e Antonio Pizzata, di San Luca, e del soveratese Massimiliano Sestito, è infatti un’autentica miniera di rivelazioni sui traffici della cocaina nella Capitale, gestiti con particolare spietatezza dal gruppo calabrese. Tanto che i Pizzata-Sestito avrebbero ordinato l’eliminazione di chiunque nuocesse ai loro interessi. In particolare, dovendo uccidere un non meglio identificato Nirta di San Luca, Cretarola, l’armiere del gruppo, racconta che si pose il problema di dove pianificare l’esecuzione. E la scelta sarebbe caduta su Bosco di Bovalino perché, stabilirono i boss, «a San Luca e a Platì non si ammazza nessuno».
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