Un vero e proprio ''patto scellerato'' ordito dal boss dell'omonima cosca Rocco Bellocco con l'essenziale partecipazione del giudice Giancarlo Giusti: è quello posto in essere per ottenere la scarcerazione di tre elementi di spicco della cosca di Rosarno, secondo la tesi della Dda di Catanzaro, accolta in pieno dal gip che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'ex giudice Giusti, 47 anni (ai domiciliari), e di altre sei persone.
Oltre all'ex giudice, nell'operazione Abbraccio, sono stati arrestati lo stesso Rocco Bellocco (62), già detenuto in carcere per altra causa; Rocco Gaetano Gallo (61), già ai domiciliari per altra causa; Domenico Punturiero (49); Domenico Bellocco (34), figlio di Rocco; Giuseppe Gallo (30), figlio di Rocco; Gaetano Gallo (60), fratello di Rocco Gaetano. Giusti, secondo l'accusa, quale componente del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, il 27 agosto 2009, in cambio di una somma di denaro pari a 120 mila euro, aveva disposto la scarcerazione di Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco (37), detto "Micu 'u Lungo", elementi di vertice della potente cosca dei Bellocco.
Secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile di Reggio Calabria, il patto, ordito da Rocco Bellocco, era stato eseguito dal figlio Domenico, da Rocco Gaetano e da Giuseppe e Gaetano Gallo, con l'intermediazione di Punturiero e la partecipazione di Giusti. L'accordo sarebbe stato siglato nell'estate del 2009 quando Giuseppe e Gaetano Gallo avevano avvicinato Punturiero, mentre Domenico Bellocco, per ordine del padre Rocco, aveva consegnato allo stesso Punturiero una parte del danaro, 40 mila euro, necessario per la corruzione. Le indagini, dirette dal pm della Dda catanzarese Vincenzo Luberto con il coordinamento del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e dell'aggiunto Giuseppe Borrelli, si sono avvalse di numerose intercettazione telefoniche ed ambientali in carcere e di vari riscontri.
A Giusti, per il quale è stata disposta la detenzione domiciliare a causa delle sue condizioni di salute, vengono contestati i reati di corruzione in atti giudiziari, aggravato dall'avere favorito un'associazione mafiosa, ed il concorso esterno. Gli stessi reati sono contestati anche agli altri indagati ad eccezione di Rocco Bellocco e Rocco Gaetano Gallo che non sono accusati di concorso esterno, in quanto già raggiunti da altri provvedimenti giudiziari in cui sono accusati di associazione mafiosa. Le scarcerazioni disposte dal Tribunale del riesame nel 2009, che suscitarono un forte clamore mediatico, giunsero in un momento di particolare fibrillazione generata dai numerosi arresti di capi e gregari della cosca nell'ambito dell'indagine "Rosarno è nostra 2". In seguito a vari ricorsi presentati dalla Dda di Reggio Calabria e dopo le pronunce della Corte di Cassazione, nei primi mesi del 2012, i tre scarcerati furono nuovamente arrestati dalla squadra mobile di Reggio Calabria, uno dopo un periodo di latitanza. (ANSA)