
Ormai ci sono pochi dubbi che la Lombardia sia la regione che ha catturato la massima attenzione da parte delle cosche della ’ndrangheta. E dei suoi satelliti. Denaro e interessi hanno un fascino cui diventa difficile potere resistere. Sicché non può sorprendere che ci fosse un reggino a capo dell’organizzazione criminale smantellata ieri dai carabinieri di Varese e Saronno. Si chiama Diego Tripepi, ha 56 anni e – secondo le indagini dei militari – aveva obbligato una delle vittime delle sue estorsioni finanche ad assumerlo nel suo ristorante a Mozzate (Como) e, per oltre un anno, ha percepito lo stipendio mensile senza, però, andare mai a lavorare. È uno dei particolari emersi tra le pieghe dell’inchiesta e resi noti dai Carabinieri di Varese per illustrare i risultati dell’operazione messa a segno nel cuore della Lombardia. Il capo dell’organizzazione, da anni residente a Gerenzano (Varese), faceva parte della famiglia Tripepi di Seminara (Piana di Gioia Tauro) accusata di avere intessuto legami con la ‘ndrangheta.
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