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Pm, "La 'Ndrangheta
è il contropotere
privato "

Giuseppe Lombardo
"La ndrangheta è un organismo verticistico e unitario governato dalla "Provincia". Ci sono tante strutture locali associate, ma, alla fine, sulle decisioni strategiche contano gli azionisti di maggiore peso". Così il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha aperto la sua requisitoria conclusiva del processo 'Meta' con il rito ordinario in cui sono imputate 29 persone tra cui i vertici delle cosche Libri, Tegano, Condello e De Stefano. "Sono i capi di queste consorterie - ha sottolineato il magistrato - che garantiscono gli equilibri affaristico - criminali di Reggio Calabria, i 'visibili', che hanno dato vita a scontri sanguinosi costati centinaia di morti ammazzati senza capire fino in fondo i motivi delle guerre". Lombardo, ha definito la 'ndrangheta un "contropotere privato" sul territorio, "che si adegua alle evoluzioni, che cerca la mediazione con parti pubbliche che hanno deciso di rinunciare al controllo del territorio impoverendo la democrazia".

Per suffragare la sua tesi Giuseppe Lombardo ha riletto le dichiarazioni del collaboratore Antonino Fiume, vicinissimo al boss Giuseppe De Stefano, che riferì di una riunione tenutasi nei primi anni '90 a Nicotera su richiesta dell'ala stragista di Cosa Nostra. "Giuseppe De Stefano - ha ricordato il magistrato - fu accompagnato proprio da Fiume, che non partecipò all'incontro. Nel corso della riunione il rampollo di uno storico 'casato' mafioso calabrese disse chiaro e tondo agli stragisti palermitani che in Calabria si sarebbe fatto diversamente. Giuseppe De Stefano, giovanissimo, era stato insignito della carica di 'Crimine', che negli equilibri 'ndranghetisti ha una fortissima rappresentanza esterna".
Lombardo ha ricordato inoltre le fibrillazioni che seguirono la cattura del boss Pasquale Condello, 'il supremo'. "Quel 18 febbraio 2008, la data della cattura di Pasquale Condello - ha detto il magistrato - con il collega Salvo Boemi avevamo il timore che potessero rompersi delicati equilibri, tra le cosche e tra gli 'invisibili', con conseguenze spaventose per Reggio Calabria. Se riuscimmo a prevenire reazioni a catena lo dobbiamo all'Arma dei carabinieri, al Ros, a uomini come il col. Valerio Giardina ed il cap. Gerardo Lardieri, che questa città dovrebbe ringraziare per sempre".

Il pubblico ministero, in uno dei passaggi finali della sua discussione, ha detto che "oggi processiamo persone che probabilmente non hanno capito niente di quanto stesse succedendo. Non intendo offendere gli odierni imputati, ma proverò a tracciare una linea netta delle loro responsabilità da quelle di coloro i quali oggi qui non sono imputati, uno stretto rapporto sinallagmatico, nesso di strumentalità tra due diverse entità". (ANSA)

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